Università Cattolica del Sacro Cuore

Cristo, insonnia del mondo: i collegiali riflettono sul S. Natale

 23 dicembre 2014 pastorale-zavrel-300x185_rdax_260x160.jpg

Il Natale, memoria della venuta di Cristo nel mondo, è completo solo se vissuto nell'interezza dell'Avvento. Periodo fertile di riflessione, preghiera, ascolto. Così, nel percorso di preparazione al Natale, i Collegi dell'Università Cattolica si sono ritrovati per una veglia di Avvento, dal titolo "Cristo, insonnia del Mondo", sotto la guida di p. Marco Salvioli o.p., don Daniel Balditarra e don Giorgio Begni, assistenti spirituali nei vari collegi.

Un momento importante, certamente formativo e di condivisione per analizzare alcuni aspetti della vita di cristiani che attendono e gioiscono della venuta del Salvatore.

"Svegliati, o uomo: per te Cristo si è fatto uomo. Per te, dico, Dio si è fatto uomo", così esortava Sant'Agostino, consapevole che il più grande errore risiede proprio nel non saper riconoscere la grandezza del Natale. Un po' per poca attenzione, un po' perché distratti, ma spesso perché "il Natale ci racconta una contrapposizione tra l'affidarsi e la paura". Quella paura che è tornata più di una volta nei brani di riflessione e preghiera che ogni Collegio, Augustinianum, Ludovicianum, Marianum e Paolo VI si sono proposti vicendevolmente. Quella paura che "è a fondamento della società di oggi e che porta lontano dall'amore, nelle zone oscure". Quella paura che ebbe Adamo, quando Dio gli chiese "dove sei?". Quella paura che il Beato Paolo VI vedeva nel timore che ognuno ha di "essere distratto dalle Tue meravigliose occupazioni, che mettono nelle Tue mani il dominio del mondo", timore che porta a "diffidare di Dio", del Dio fatto uomo.

Ed è la stessa paura che ha portato Caino a mentire a Dio, cercando di nascondere l'omicidio di suo fratello. Quella paura "dell'impossibile", la nascita di Gesù, che Dietrich Benhoffer ha ricordato necessaria per rinnovare il mondo. Infine, quella stessa paura che ha provato Maria, la madre di Dio, nel non trovare il suo bambino nella carovana di ritorno da Gerusalemme. Una paura che nasce dal non aver compreso ancora fino in fondo la grandezza della nascita di Cristo e della sua missione, "non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".

Su queste domande e su queste riflessioni si è sviluppato il filo rosso della veglia di Avvento. La paura che chi è "nell'età della potenzialità, del germoglio", secondo le parole di p. Marco Salvioli, deve allontanare, "aprendosi all'amore nel segno di Cristo che viene". Perché, ripeteva Paolo VI, "è venuto chi può salvare".

Giuseppe di Lorenzo