Università Cattolica del Sacro Cuore

Il Presidente Napolitano incontra gli studenti universitari

 12 dicembre 2014 pastorale-spadolini_web_rdax_260x151.jpg

Emozione e ammonizione, così Napolitano ricorda Spadolini

È la mattina del 17 novembre, a Milano una tenera pioggia è accompagnata da un’aria tagliente. Il cielo è grigio, cupo come il volto delle persone che frettolosamente attraversano quella armoniosa strada situata alle spalle del Duomo che conduce a piazza Fontana. È una tipica e odierna mattina italiana, e io mi sto recando all’Università Bocconi, dove si terrà una conferenza per commemorare il ventennale della scomparsa di Giovanni Spadolini.

Dopo qualche passo e qualche fermata di tram, giungo ai piedi della maestosa struttura di via Roentgen. Ad accogliermi, oltre ad una fila di persone,lunga quanto ordinata, è un’aria vibrante di solennità. A ricordare lo statista italiano, difatti, vi sono personalità quali Mario Monti, Ferruccio De Bortoli e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Accedo all’aula magna dell’università, quasi inebriato dall’importanza dell’evento. Qualche attimo di ragionevole attesa, ed ecco entrare le autorità. Tutte, rispettando la propria inclinazione e la propria sensibilità, hanno scritto qualche riga per ricordare Giovanni Spadolini, loro amico e collega. E io, come una formica dinanzi a dei giganti, ho potuto apprendere qualcosa da tutte loro.

Invero, però, le parole che più mi hanno toccato sono state quelle del nostro Presidente della Repubblica, in collegamento dal Quirinale. Napolitano, con il consueto atteggiamento autorevole e il solito sguardo buono e saggio, ha risposto ad alcune domande e poco alla volta, come i solchi provocati da un sasso gettato nel mare, è fuoriuscito il ricordo che egli conserva di GiovanniSpadolini.

Inizialmente, il Presidente ha condiviso con i presenti lo Spadolini-politico: un uomo tenacemente attaccato alle istituzioni; in seguito, lo Spadolini-uomo: un italiano vero che si è sempre mostrato per quello che era realmente, senza celare nemmeno i propri difetti. A far da cornice al tutto, un aneddoto chiaro quanto fondamentale.

Napolitano racconta di quando, nel 1992, si doveva eleggere il Presidente della Repubblica ed egli propose al PDS (Partito Democratico della Sinistra) proprio Spadolini come candidato al Colle. Ciò nonostante, la scelta del partito fu orientata su Oscar Luigi Scalfaro, che fu eletto. Questa mancata elezione però, sottolinea Napolitano, non sottrasse a Spadolini il grande rispetto e il grande affetto verso l’istituzione del capo della nazione. E mentre lo racconta,il nostro Presidente si commuove; gli occhi diventano un po’ più lucidi, la voce un po’ più roca.

Subito ho pensato si trattasse di una comprensibile commozione dovuta al ricordo di un amico del passato, poi ho capito che c’era dell’altro. L’ho colto quando, quasi congedandosi, Napolitano ha affermato che personaggi come Spadolini appartengono, per i giovani italiani, a un’era geologica remota; facendo intendere che non sono fulcro di riflessione, come invece dovrebbero essere. In quel momento tutto mi si è chiarito.Quell’attimo di commozione non è stato semplice conseguenza di una comprensibile malinconia, ma un meraviglioso gesto umano che ammonisce e al contempo insegna. Insegna che non ci può essere futuro senza la centrale consapevolezza delle proprie radici; ammonisce che siamo una società senza rispetto; insegna che non possiamo esigere diritti, se ci alieniamo costantemente dai doveri.

La conferenza volge al termine. Io mi sento sensibilmente onorato per quanto, in pochi minuti, il Presidente Napolitano ha potuto donare e insegnare a me, come a tutti i giovani presenti.

Abbandonando la sede dell’incontro, nella mia testa si alternavano due volti contrapposti ma appartenenti alla stessa medaglia. Da un lato quello della commozione del Presidente del Paese cui orgogliosamente appartengo, dall’altro quello cupo delle persone che avevo incontrato poche ore prima lungo la strada. Congiungendo i diversi volti e adagiandoli sul verace velo appena disteso dal vigoroso insegnamento del Presidente, ho compreso che un momento di profonda depressione come quello attuale si può superare solamente osservando ed emulando i nostri padri; illustri uomini come Giovanni Spadolini, come Giorgio Napolitano.

Solo così, un giorno, uscendo da casa una mattina di metà novembre, nonostante una tenera pioggia e un’aria tagliente, nonostante un cielo grigio e cupo, potremo alzare gli occhi al cielo e rivedere le stelle.

Autore: ALBERTO TERRIZZANO