Università Cattolica del Sacro Cuore

La Bellezza della politica

 16 ottobre 2014

Buona, vera e bella. Questa è la Politica che guarda ai bisogni degli individui, che si assume la responsabilità di decifrare le necessità sociali e di trovare le soluzioni più adatte. Solo un'attività politica che sappia "riformarsi alla bellezza", secondo le parole di padre Bartolomeo Sorge, sarà in grado di ridare anima alla Politica, intesa come luogo dell'interessamento dell'individuo alla cosa pubblica e spazio decisionale indispensabile alla società.

La Bellezza della politica è il titolo dell'incontro svoltosi il 15 ottobre 2014 all'Università Cattolica nell'ambito del ciclo di conferenze Educare alla bellezza. A tenere la conferenza nella sala Negri da Oleggio, padre Bartolomeo Sorge, con il sostegno di due discussant: il prof. prof. Giovanni Gasparini
, coordinatore del Progetto e docente di Sociologia, ed il prof. Giancarlo Rovati, Docente di Sociologia e Direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica. A moderare la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi.

                                                                                                                                                         Padre Sorge ha aperto la discussione analizzando il collegamento tra Verità, Bellezza e Bontà, intese come tre diverse declinazioni di uno stesso concetto che definisce i confini entro i quali la Politica esprime tutte le sue connotazioni positive, rifuggendo i suoi lati oscuri.

Traendo spunto dall'enciclica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, il gesuita ha sottolineato che la bella politica è attraversata da quattro fondamentali istanze che la caratterizzano e la definiscono. Caratteristiche che permettono di rendere questa fondamentale attività umana, se correttamente realizzata, la roccia su cui edificare la comune casa sociale: eticità, fondata sulla coscienza religiosa; laicità, intesa come armonia nelle diversità; bontà, nella sua declinazione di bene comune capace di andare oltre gli interessi particolari; infine, la Verità, cioè la conformità ai bisogni della gente, principio cardine e corda che lega gli altri tre.

Eppure, difficilmente potremmo oggi scovare, ad eccezione di pochi casi particolari, persone e cittadini pronti ad affermare che la politica è bella. Cioè Vera e buona. La domanda più idonea da porsi, allora, potrebbe essere al negativo: perché è brutta? Se la analizziamo in base alle quattro istanze sopra enunciate, la Politica non esprime bellezza perché è falsa, attenta più alla seduzione che alle necessità sociali. Perché è stata svuotata da ogni ideale, orfana ormai dei grandi sogni ideologici del '900, compresa l'illusione europea. Perché è frammentata e conflittuale, piegata sugli interessi particolari, settoriali e di nicchia, incapace di conformarsi al Bene comune. Una politica (cui togliamo per ovvi motivi la lettera maiuscola) quindi che non risponde alle caratteristiche che la elevano alla Bellezza.

Fin qui, padre Bartolomeo Sorge. Il quale, ovviamente, non si esime dall'enunciare le conseguenze di una politica "brutta", che vanno dall'esplosione dell'anti-politica, passando per il populismo fino ad arrivare al leaderismo come alienazione. Né evita di indicare un percorso che possa fungere da antidoto a tale deriva. "Il popolarismo", fondando la Politica sulla coscienza religiosa, è l'unica via d'uscita da un vicolo cieco che da molti anni rende il governo della cosa pubblica impossibile e l'attività politica decisamente poco attrattiva. E questo nuovo sentiero parte dalla ricerca di un'anima da dare alla Politica, che sappia utilizzare il Potere come strumento per raggiungere gli scopi e non scada nell'utilizzo del consenso per la mera conquista dello stesso. Una scelta che ridefinisca una coscienza etico-religiosa che, parafrasando Habermas, dia una matrice trascendente alla Politica. Un percorso che, infine, giunge al soddisfacimento del bene comune, interpretato attraverso la "filosofia dell'incontro", capace di ridurre i conflitti tra le parti e trovare il punto di unità.


 

Autore: Giuseppe DELORENZO