Università Cattolica del Sacro Cuore

Omelia di S. E. Mons. Claudio Giuliodori

 10 aprile 2016

92a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Brescia - Chiesa di San Francesco - 10 aprile 2016

Omelia di S. E. Mons. Claudio Giuliodori
Assistente Ecclesiastico Generale

(Letture: At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19.)


Abbiamo ascoltato, nella proclamazione del Vangelo di Giovanni, la narrazione della terza apparizione del Signore risorto. A partire dall’esperienza vissuta da Pietro e dagli apostoli, descritta con immagini dall’alto valore simbolico, l’evangelista vuole aiutarci a capire che cosa significhi vivere la fede nel Risorto.

Il lago e l’antico mestiere, dopo l’incontro con il Risorto, assumono un significato nuovo. Non prendono pesci perché ormai sono diventati davvero pescatori di uomini, secondo la missione affidata ad essi dal Signore fin dal primo incontro. Ma non è un’opera che possono compiere da soli. Potranno farlo solo su mandato e secondo le indicazioni del Signore.

Infatti, pur lavorando tutta la notte le reti restano vuote, fino a quando non è il Signore ad indicare la direzione: «“Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci». Quei centocinquantatre grossi pesci che sembrano già adombrare il formarsi delle prime comunità cristiane, sono il frutto del lavorare per il Signore.

Al cuore di queste comunità c’è la fede eucaristica, rappresentata dall’invito a mangiare con il Signore Gesù che «si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce». È il segnale inequivocabile, come ad Emmaus, che il Signore è risorto e continua ad essere in mezzo ai suoi.

In questo incontro dei discepoli con il Risorto colpisce, inoltre, il ruolo e il rilievo che assume la figura di Pietro. È lui che prende l’iniziativa di andare a pescare. È ancora lui che per primo, dopo che Giovanni ha riconosciuto il Signore, si getta in acqua per andargli subito incontro mentre gli altri conducono la barca a riva. È a Pietro, infine, che Gesù si rivolge con insistenza per ben tre volte, per chiedergli se davvero lo ama. E Pietro, con lo slancio e la sincerità che lo contraddistinguono, conferma il suo affetto per il Signore e la sua disponibilità a seguirlo fino in fondo. Così la fede di Pietro, provata e maturata nel tempo, diviene garanzia della fede della Chiesa.

         Da questa esperienza di fede di Pietro e dei apostoli, che potremmo definire eucaristico-missionaria, prende progressivamente forma la missione della Chiesa, così come viene descritta nella prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli. Ci viene presentata una Chiesa coraggiosa che non si ferma davanti a nulla e non si lascia condizionare da alcuna autorità. Diventano così normative, anche per noi, le parole di Pietro: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini».

Non dobbiamo meravigliarci se la visione cristiana della realtà e le proposte culturali ispirate all’insegnamento evangelico, ancora oggi, vengono contrastate e combattute o se c’è chi vorrebbero mettere a tacere le parole scomode del Vangelo e soffocare la voce della Chiesa. Quando questo accade, come Pietro e i discepoli sentiamoci: «lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù».

In questo scenario, di ieri e di oggi, servono voci coraggiose, preparate e autorevoli, che siano in grado di diffondere e far apprezzare le ragioni della fede, anche di fronte ai problemi del nostro tempo. Dobbiamo seguire l’esempio di Papa Francesco che ci incoraggia a dire parole di verità e ad operare nella carità di fronte alle grandi questioni della giustizia e della pace, dell’ambiente e delle periferie, del dialogo tra popoli e dell’incontro tra culture, delle migrazioni e delle diverse forme di povertà.

In questo orizzonte si colloca anche la missione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che fin dalla sua fondazione, per iniziativa di P. Agostino Gemelli, si adopera per offrire alle nuove generazioni un luogo dove poter avere una formazione integrale, all’avanguardia nella ricerca scientifica e in costante dialogo con le istanze culturali del nostro tempo, a partire da uno sguardo illuminato e guidato dalla fede. Si celebra in questa domenica la 92a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. È l’annuale occasione per ricordare l’eminente servizio che l’Ateneo dei cattolici italiani offre al Paese.

Nel Messaggio per questa ricorrenza i Vescovi italiani invitano tutte le comunità ecclesiali a consolidare «con modalità adeguate alle esigenze del nostro tempo, quel rapporto di reciproca stima e sostegno che fin dai suoi inizi lega l’Ateneo ai cattolici italiani».

L’Università Cattolica si pone a servizio dei giovani italiani affinché possano rispondere in modo qualificato all’appello che il Santo Padre ha rivolto ad essi in occasione del Convegno ecclesiale di Firenze (10 novembre 2015) «Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico».

Preghiamo, quindi, perché l’Università Cattolica possa realizzare una pesca abbondante di giovani animati da una fede autentica e coraggiosa e perché siano disponibili ad impegnarsi, con competenza e maturità, per il bene della comunità ecclesiale e del Paese. Sia lodato Gesù Cristo.