Università Cattolica del Sacro Cuore

Perdonare le offese - Prof.ssa Claudia Mazzucato

Se esistesse la reversibilità del tempo, se si potesse dunque “tornare indietro”, se si potesse “non aver fatto” ciò che invece si è compiuto, il problema della giustizia e il profondo spazio del perdono, forse, non avrebbero ragion d’essere. L’esperienza umana davanti al male è, purtroppo un’altra: il male commesso ha una sua irrevocabilità da cui si leva la domanda di giustizia che esige che si faccia ancora qualcosa quando non si può più fare niente, come davanti all’irreparabile. Il perdono interroga gli uomini e le donne con la sua feconda scandalosità nel sovvertire l’idea più comune e diffusa di giustizia: il rendere il male per il male, il restituire il colpo. Pochi altri “strumenti” sanno fare sulle offese, sulla colpevolezza, sul reo, sulla vittima, sulla società, sulle generazioni future quello che, di socialmente costruttivo e personalmente liberante, sa fare il perdono. Nel perimetro limitato dei sistemi penali, sta emergendo un modello di giustizia che, senza coincidere con il perdono, condivide con quest’ultimo l’idea di “riparare le offese”, in cui colpevoli, vittime e comunità si incontrano e dialogano per rendere possibile un futuro nuovo e vitale per tutti: è la giustizia riparativa, raccomandata dalle Nazioni Unite e da altri organismi internazionali. Studiata nella nostra Università da decenni, anche con applicazioni pratiche, ha visto da ultimo una significativa concretizzazione nel cammino di riconciliazione di alcune vittime ed ex appartenenti ad organizzazioni armate. Un cammino a cui hanno preso parte anche docenti e giovani studiosi dell’Ateneo; un cammino di molte persone coraggiose, ora raccontato in un libro (Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto, il Saggiatore 2015).