Università Cattolica del Sacro Cuore

Il nuovo Medioevo del mercato

 18 febbraio 2014

La ricchezza di pochi avvantaggia tutti? A chiederselo è il sociologo Zygmunt Bauman. Non stiamo attraversando un buon momento, perché stiamo ritornando al livello di squilibrio che pensavamo di aver abbandonato per sempre.

Nella società della metà del XX secolo esisteva una classe media che guardava con fiducia al futuro, nel quale si vedeva vivere meglio, e un calante proletariato composto da persone che vivevano o sotto la soglia di povertà o molto vicina a essa. Oggi questa distinzione sta scomparendo: la classe media e il proletariato fanno ormai parte di un'unica classe, il precariato, persone che non si sentono sicure del proprio futuro. Le leggi di mercato possono far sì che la tua azienda venga inglobata da un'altra azienda, lasciando invece a piedi te che ti ritrovi a perdere all'improvviso tutto quello che ti sei guadagnato in una vita.

Le nuove generazioni non confidano più nel futuro, stanno sulla difensiva. Prima pensavamo che la ricchezza che si andava a formare, dall'alto si andasse poi a diramare verso il basso, finendo così per avvantaggiare la collettività. Ora però "i nuovi milionari hanno innalzato una barricata che li divide dal resto della popolazione. Si sono chiusi nel castello e hanno sollevato i ponti levatori", afferma Bauman.
Questo atteggiamento comporta anche la rottura del patto non scritto secondo il quale i privilegi implicano anche degli obblighi. Henry Ford, all'inizio del XX secolo, raddoppiò lo stipendio ai suoi lavoratori sostenendo con ironia che voleva che i suoi dipendenti si potessero permettere le macchine che fabbricava. In questo modo, ottenne che fossero fedeli alla sua impresa e allo stesso tempo stabilì un rapporto di reciproca dipendenza. Oggi però questo rapporto è stato cancellato in modo unilaterale.

A differenza dei vecchi imprenditori, le nuove élite si sono distaccate dai territori in cui vivono: mancano di sentimento di appartenenza e, per questo, non hanno alcun legame con le persone che lavorano per loro. A questi nuovi imprenditori basta solo un portatile per trasferire tutta la loro fortuna in un paese più accomodante. Quasi senza rendercene conto ci stiamo catapultando in un nuovo mondo di schiavi e di conseguenza in un medioevo dove il centro non è Dio, ma una minoranza di "illuminati" che controllano i mercati.
L'eliminazione di questi doveri morali rende la società molto più inospitale, già che i legami sociali inevitabilmente si rompono quando l'obbiettivo diventa la mera sopravvivenza. In questo contesto, anche le possibilità di resistenza diminuiscono, perché quando comporta solo che ti licenziano e fare sciopero provoca solo la chiusura dell'impresa da parte dei proprietari che la spostano in un paese dove gli stipendi sono molto più bassi, è più probabile che nessuno si mobiliti.

Ovunque si sostiene che i politici sono corrotti, che non hanno cuore o che si preoccupano solo dei loro interessi, ma anche se fossero onesti e saggi sarebbero comunque posti davanti a un vincolo doppio, un mandato nel quale devono raggiungere due obbiettivi che sono però tra loro contradditori. Da una parte, i politici voglio essere rieletti e per questo devo ascoltare la gente e promettere quello che la gente chiede; dall'altra parte, hanno a che fare con quello strato di "flussi", dal capitale finanziario alla mafia, che più facilmente resiste ai poteri locali. Se i politici seguono i desideri dei loro elettori, saranno rieletti, ma non potranno svolgere quello che hanno promesso; se si sottomettono a quello che gli viene richiesto da quel potere transnazionale, saranno lodati, ma non rieletti. "Devono conciliare l'inconciliabile".

Trent'anni fa i governi nazionali avevano nelle loro mani gli strumenti necessari ad attivare le politiche che avevano deciso. Oggi, senza dubbio, "viviamo un divorzio tra il potere e la politica". Questa si mantiene a livello locale, mentre il potere reale, quello che risiede nei "flussi", è extraterritoriale. Gli Stati furono creati perché le nazioni potessero controllare i propri destini, ma ora non sono preparati a gestire la nuova situazione e tantomeno sono in grado di comprenderla.

Daniel Balditarra

(traduzione a cura di Maddalena Burelli)