Università Cattolica del Sacro Cuore

La correzione fraterna - Fra Renato Delbono o.f.m.

''La correzione fraterna'', ''la capacita' di ammonire i peccatori'', sono aspetti importanti e oggi dimenticati della carita' cristiana. E' questo uno dei passaggi del messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2012. ''Desidero richiamare un aspetto della vita cristiana- afferma il Papa emerito nel messaggio - che mi pare caduto in oblio: 'la correzione fraterna in vista della salvezza eterna'''. ''Oggi, in generale - afferma il Pontefice emerito - si e' assai sensibili al discorso della cura e della carita' per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilita' spirituale verso i fratelli''. ''Non cosi' - si legge ancora - nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunita' veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo''. Il Papa emerito quindi spiega: ''Nella Sacra Scrittura leggiamo: 'rimprovera il saggio ed egli ti sara' grato. Da' consigli al saggio e diventera' ancora piu' saggio; istruisci il giusto ed egli aumentera' il sapere' . Cristo stesso comanda di riprendere il fratello che sta commettendo un peccato''. In questo contesto ''il verbo usato per definire la correzione fraterna - elenchein - e' il medesimo che indica la missione profetica di denuncia propria dei cristiani verso una generazione che indulge al male. La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di 'ammonire i peccatori'. E' importante recuperare questa dimensione della carita' cristiana''.

Sin dalla sua fondazione nella nostra Università uno spazio è riservato per esercitare questa opera di misericordia. La disponibilità all’ascolto e alle confessioni è concretamente un esercizio di incontro e condivisione con i fratelli nella prospettiva evangelica “portate i pesi gli uni degli altri”. La ricerca del bene è l’orientamento essenziale che richiede verità nella carità. Non è certo un esercizio di potere  o di giudizio arbitrario. Come  pregava a questo proposito sant’Ambrogio: “Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso”.

Fra Renato Delbono o.f.m.
Cappellano sede di Milano