Università Cattolica del Sacro Cuore

Università, giovani e Chiesa: riflessioni e prospettive

 13 marzo 2014 pastorale-claudio_giuliodori_bn.jpg

Intervista a S. Ecc.
Mons. Claudio Giuliodori,
Assistente Ecclesiastico Generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore


Nel giorno della Sua nomina ad Assistente Ecclesiastico Generale dell'Università Cattolica aveva un'idea di ciò a cui era chiamato e di quello che La aspettava? E ora, a un anno dalla Sua nomina, ritiene che l'impegno affidatoLe sia in qualcosa diverso da ciò che si era immaginato?

La nomina è stata per me una sorpresa, in quanto non è molto frequente che ai vescovi si affidino incarichi a livello nazionale, se non nell'ambito della Segreteria della CEI e dell'Azione Cattolica. Inoltre, negli ultimi decenni, a un vescovo non era stata mai affidata la guida pastorale dell'Università Cattolica. Questa è stata anche l'ultima nomina del pontificato di Benedetto XVI! Ho accolto quest'incarico con piacere, ma anche con un certo timore per la novità e per la diversità dell'impegno rispetto a quello precedente di Vescovo nella diocesi di Macerata. Il servizio all'Università Cattolica necessita infatti di attitudini specifiche al dialogo, al confronto e all'animazione pastorale e culturale di una grande istituzione. A distanza di un anno mi sento di dire che le aspettative di poter svolgere un lavoro significativo sono confermate: ritengo che sia un servizio bello e interessante sia con i sacerdoti (assistenti e docenti di teologia) sia con tutte le componenti della struttura accademica. È un'esperienza affascinante, anche se molto impegnativa perché articolata su più sedi, ognuna delle quali ha le proprie peculiarità e problematiche.

Padre Agostino Gemelli nel 1957 disse: "Io ritengo che l'Università contemporanea, se ha il dovere di collaborare per il progresso delle scienze e di seguire la metodologia richiesta da ognuna di esse, non deve però mai porre in secondo ordine ciò che esige il riconoscimento del suo primato, vale a dire l'uomo, la persona umana, il mondo della spiritualità". Lei quale ritiene che debba essere il compito di una università cattolica? E in particolare dell'Università Cattolica in Italia oggi?

Padre Gemelli fu profetico nel ritenere che il nostro Paese avesse bisogno di un luogo di alta formazione, il cui operare fosse ispirato alla visione cristiana dell'essere umano, e questo proprio nel nostro tempo, in cui il progresso delle scienze e delle tecnologie ha generato una frammentazione dei saperi e della stessa esperienza umana. Il richiamo di padre Gemelli appare quanto mai valido e attuale, e la missione dell'Università Cattolica oggi non si distacca per nulla dalle sue indicazioni. Il prossimo Convegno Ecclesiale della Chiesa italiana, che avrà luogo a Firenze nel 2015, avrà come tema proprio "il nuovo umanesimo", affinché non si perda di vista, anzi si accresca la visione unitaria dell'uomo, in cui la dimensione della spiritualità è fondamentale e costitutiva. L'Università Cattolica ha la singolarità di offrire uno sguardo legato alla centralità della persona e alla necessità di fondarsi sempre sui valori etici radicati nella dimensione spirituale e trascendente dell'uomo.

Il rapporto tra i giovani e la Chiesa: cosa pensa al riguardo? Come ritiene che la Chiesa possa agire in questo ambito? Ha avuto intuizioni nuove entrando in contatto con la realtà universitaria?

L'Università Cattolica, in collaborazione con l'Istituto Toniolo, è l'unico soggetto che in questo momento nel nostro Paese stia lavorando sul tema dei giovani, svolgendo una ricerca, un'indagine a tutto campo, denominata "Rapporto Giovani". Tale ricerca si protrarrà nel tempo ed è un segnale forte e inequivocabile dell'attenzione dell'Università nei confronti dei giovani e del tentativo di dare risposta alle loro esigenze. Sono rimasto affascinato dalla qualità dei giovani che frequentano l'Università Cattolica, tra cui in particolare quelli che hanno scelto l'esperienza formativa e qualificante dei collegi. Ho constatato negli studenti un livello di ricchezza umana, culturale e spirituale straordinario. Questo ci impegna ancora di più affinché l'investimento formativo possa avere degli sbocchi: il problema di oggi è che i giovani possano concretamente fruire dei titoli e delle competenze acquisite. È un impegno che coinvolge tutta la società italiana chiamata a garantire alle nuove generazioni possibilità lavorative e di messa a frutto delle competenze acquisite.

Cosa pensa del problema della disoccupazione giovanile? Come ritiene che l'università possa agire per aiutare i giovani a sperare e nel concreto a creare un proprio futuro e ad entrare in contatto col mondo del lavoro?

Constato molta apprensione nei giovani, così come nelle famiglie e in tutta la società: questo è il vero problema e l'oggettiva difficoltà nel nostro Paese. Penso che l'università possa contribuire in tre diversi modi: per prima cosa offrendo una formazione adeguata alle esigenze e alle domande del nostro tempo; in secondo luogo garantendo un'internazionalizzazione tale che i giovani abbiano davanti a sé il confine del mondo e siano capaci di misurarsi con le grandi sfide planetarie; da ultimo incidendo, attraverso le qualificate competenze accademiche, su una migliore elaborazione del sistema-Paese. L'università in generale e l'Università Cattolica in particolare, devono tornare ad essere fucina di personalità che sappiano gestire in modo proficuo l'amministrazione e l'economia del nostro Paese, così da favorirne lo sviluppo e quindi il migliore e più rapido inserimento dei giovani.

Quale vorrebbe che fosse il contributo dei gruppi cattolici - tra cui la FUCI - presenti in università, e quali consigli si sente di dare loro?

È bella e significativa la presenza di questi gruppi, anche se essa è solo un aspetto della presenza di giovani che hanno un retroterra cattolico ricco e qualificato. Le aggregazioni sono importanti in quanto garantiscono all'interno dell'Università un percorso sistematico di riflessione, formazione e dialogo. Spero che possano crescere e consolidarsi in modo da diventare anche un riferimento per tutti i giovani che non provengono da precedenti esperienze in ambienti cattolici. I giovani dell'Università Cattolica possono e devono essere fermento per il bene del Paese e della Chiesa in Italia. I gruppi non siano quindi strutture chiuse nell'Università, ma si cerchino strade per esplicitare sempre più l'afflato ecclesiale. Tra le occasioni e le risorse da valorizzare c'è la Giornata nazionale per l'Università Cattolica. Invito i gruppi a promuovere e diffondere maggiormente il valore di tale Giornata Nazionale, anche in chiave di testimonianza dell'impegno universitario all'interno del Paese e della Chiesa italiana.

Il 5 luglio dello scorso anno, con la promulgazione del decreto che ne riconosce le virtù eroiche, è stato dichiarato venerabile Giuseppe Lazzati, docente e poi a lungo rettore di questa Università, oltre che politico impegnato a livello nazionale. Lei cosa pensa di questa grande figura?

Il riconoscimento delle virtù eroiche è l'attestazione più eloquente dello spessore umano e spirituale di Lazzati. La sua figura e la sua testimonianza erano già ben conosciute nel mondo universitario, ma ora diventano patrimonio non solo dell'Università, bensì di tutti, come modello a cui ispirarsi nel proprio cammino. Diviene segno di come nell'Università Cattolica maturino figure di alto spessore spirituale e quindi testimoni della santità: questo patrimonio è una risorsa per le nuove generazioni. Mi auguro che anche altre grandi figure dell'Università Cattolica possano essere riconosciute come persone di vita beata, in quanto hanno realizzato il disegno di Dio sulla loro vita e sono state riflesso autentico, credibile e luminoso dell'Amore di Dio.

Lei ha studiato a lungo gli ambiti del matrimonio e della famiglia: quali linee-guida dovrebbe seguire, a Suo parere, un credente, in particolare un giovane credente, nell'affrontare le attualissime questioni della messa in discussione della famiglia tradizionale, del netto e continuo calo dei matrimoni e dei diritti per gli omosessuali?

Le tematiche sono molteplici e molto complesse; parlando a dei giovani direi che queste sono sfide e provocazioni che ci danno l'opportunità di recuperare e approfondire aspetti fondamentali dell'esperienza umana. In questa stagione della storia è facile smarrire le coordinate, e spesso, per l'individualismo e per la pretesa di orientare la realtà secondo modelli precostituiti, si rischia di perdere l'evidenza, cioè la condizione dell'essere umano "a immagine di Dio". La tradizione cristiana ci consente di cogliere la bellezza della complementarietà uomo-donna, su cui si fonda la famiglia, cioè non sui generici affetti, ma sulla condizione dell'affetto coniugale, che unisce l'uomo e la donna anche per una funzione generativa. Uno dei processi più artificiosi del nostro tempo è l'aver separato il significato unitivo della sessualità da quello procreativo. Il diventare una sola carne dell'uomo e della donna con il patto matrimoniale determina un'unione totale aperta alla vita e, quindi, con una specifica funzione sociale. Oggi i giovani si trovano di fronte a una cultura degli "affetti liquidi" che non ha più il matrimonio e la famiglia stabile come riferimento. Questo fatto, però, ci provoca ad andare alla radice del senso dell'essere uomo e dell'essere donna, della ragione e dei significati della sessualità, del valore del matrimonio e della famiglia. Ho trovato molto significativo il gesto del Papa, che ha invitato nel giorno di San Valentino i fidanzati esortandoli a fare scelte coraggiose e controcorrente. Oggi più nulla è scontato, per cui ogni scelta deve ritrovare le sue motivazioni a partire dal dato biologico, dai criteri morali, in coerenza coi valori della vita. Fa parte della grande missione dell'Università Cattolica aiutare i giovani, anche nell'ambito dell'amore umano, a non perdersi e a non essere soggiogati da false letture e interpretazioni, affinché si riesca, in un dialogo sereno ma anche deciso, a far emergere i valori irrinunciabili e fondativi, che decidono poi della felicità e della bellezza della vita!

In conclusione, c'è una frase (o potremmo anche dire un tweet, usando un linguaggio che Le è sicuramente familiare, dati i suoi incarichi nell'ambito delle comunicazioni, tra i quali quello di Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali!) che Le sta a cuore trasmettere a noi universitari? 

Non stanchiamoci di cercare la verità ed ascoltare il cuore per essere costruttori di futuro!

Giovanna Minotti