Università Cattolica del Sacro Cuore

Expo-Milano 2025 ovvero quali eredità da Expo?

 4 marzo 2015

La darsena

La riqualificazione della Darsena è uno dei progetti che Expo Milano 2015 lascerà in eredità a Milano e alla Lombardia. L’intervento consiste nel rinnovo delle sponde della Darsena, con nuovi spazi di passeggio e nuovi approdi per la navigazione turistica, e nella riqualificazione di piazza XXIV Maggio, che verrà quasi completamente pedonalizzata e sistemata a verde.

Lungo le passeggiate parallele sulle due sponde della Darsena sono previste nuove alberature, mentre sul limite occidentale del bacino sarà realizzato un giardino che scenderà fino al livello dello specchio d’acqua. Grazie al progetto, gli importanti reperti monumentali, come il ponte quattrocentesco, i resti della Conca di Viarenna e le fondazioni delle mura urbane cinquecentesche, rinvenuti durante i lavori di scavo archeologico e di rilievo, saranno conservati e valorizzati.

Per garantire l’utilizzo pubblico e urbano delle aree, sarà realizzato uno spazio lungo la sponda settentrionale della Darsena e creata una nuova passerella ciclopedonale che collegherà la sponda sud a quella nord. Verranno realizzate la pavimentazione e la ridefinizione delle sponde meridionali (lungo Viale Gorizia) e settentrionali (lungo Viale D'Annunzio) del bacino e la formazione di un’area di lavoro portuale sulla sponda sud in prossimità del limite occidentale dell’area.

Ci sarà anche un giardino che scende a livello dello specchio d’acqua, nell’area dell’ex ristorante Bobino, oggi demolito. Il nuovo mercato rionale aprirà al pubblico nella nuova sede a settembre, mentre i lavori per la nuova Darsena termineranno complessivamente ad aprile 2015.

Milano e l’Unicredit Tower, il passo decisivo verso Expo 2015
L’aria è ancora frizzantina, le strade deserte e la nebbia, protagonista indiscussa di Milano, è ancora percepibile. Una nebbia che, sebbene considerata ostacolo visivo, risulta dimessa di fronte alla maestosità e la considerabile altezza dell’Unicredit Tower. Ebbene sì, mi trovo in Piazza Gae Aulenti alle ore 10 di un’uggiosa domenica di Novembre. Oggi, la torre apre le porte al pubblico. Un misto di curiosità, pensieri e quesiti attraversa la mia mente mentre percorro ancora una volta la futuristica stradina che funge da ponte tra le due sponde delle fontane a sfioro. Non riesco a nascondere nemmeno per un istante la fierezza e l’orgoglio di far parte di una città tanto storica quanto avanguardistica. Una volta superati i primi minuti di attesa, scanditi da un continuo affluire di gente, finalmente varco la soglia della torre A, progettata con la torre B e C dall’Architetto Cesar Pelli. La torre A vanta 230 metri di altitudine che le hanno concesso di guadagnarsi il primato italiano in altezza. Ciò che ha reso la torre considerabilmente alta è lo Spire, una struttura a forma di guglia alta circa 80 m che completa la Torre.  L’impressione giunta all’ingresso non avrebbe mai potuto competere con il susseguirsi di immagini e novità alle quali siamo stati piacevolmente esposti in seguito. Le guide del “tour” sono rigorosamente dipendenti della banca. Nel mio gruppo facevano parte all’incirca una dozzina di persone che spaziavano da bambini ad anziani. La giovane donna che ci farà da cicerone destreggia abilmente quello che noi chiameremmo banalmente “ascensore” ma che qualche bambino presente definì “navicella”: come dargli torto. Infatti, il piano non lo si decide più all’interno della stessa cabina, ma grazie a un comando posto al di fuori, tutto esclusivamente touch. Ancora esterrefatti da questo salto nel futuro, scopriamo che l’ascensore raggiungerà il 25simo piano in meno di quaranta secondi. La salita è dolce e l’arrivo tutt’altro che brusco. Usciti dall’ascensore siamo travolti da una vista mozzafiato che tratteggia una considerevole fetta dello skyline milanese. La visita prosegue e la guida non fa a meno di ricordarci che ogni piano facente parte della torre A vanta di una distensione di 1000 metri quadri. L’ambiente è open space, il colore predominante il bianco. Un bianco che brilla grazie alla cascata di luce che irrompe dalle ampie vetrate. Il piano 25 è caratterizzato dall’Agorà: una sala relax che permette una vista di più di 180 gradi sulla città. La sala è predisposta di modernissime macchinette del caffè con due sinuose sedie rosse che fungono da unico arredamento. Nonostante la nebbia, il Duomo è ben riconoscibile: la Madonnina non manca di risplendere di luce propria. La meraviglia non termina qui. La guida ci conduce al piano denominato tree house, uno spazio innovativo nato dalla volontà di portare la natura negli uffici. Questo nome particolare è dovuto dal collegamento di due piani della Torre A in cui sono sospese casette di legno che hanno la duplice funzione di sale riunioni e luoghi di svago. Le decorazioni sono tutte esclusivamente in legno, talvolta anche riciclato. I muri sono inoltre tappezzati da frasi celebri che richiamano la natura. Dalle vetrate di questo piano la guida mette in luce due progetti che dovrebbero terminarsi per l’anno prossimo: Il “seme”, edificio che avrà proprio la forma di un seme, ospiterà un ambiente espositivo e un asilo riservato ai figli dei dipendenti di età da 1 a 4 anni. Successivamente è in costruzione anche un parco, “i giardini di Porta Nuova” che accoglierà numerosi tipi di piante e dal quale partirà la pista ciclabile che condurrà da porta Garibaldi alla Stazione Centrale. I dipendenti della banca vantano anche il privilegio di avere una palestra riservata a loro aperta durante gli orari non lavorativi e una mensa anch’essa molto evoluta. Dei luoghi che ormai sono fils rouges consolidati nelle grandi multinazionali americane come Google, Apple, Microsoft che hanno lanciato il progetto che sta diventando sempre più comune anche internazionalmente; il luogo di lavoro non più solo come luogo di impegno, di dovere e di responsabilità ma anche come luogo di condivisione, a “social place” in cui rilassarsi e parlare. La Banca Unicredit è una delle prime società italiane che sta portando questa prospettiva nel nostro paese e ci sta riuscendo bene. In tempistica perfetta con l’avvento di EXPO 2015, si potrebbe descrivere il progetto in tre parole: folle, travolgente, futuristico. Il grado di soddisfazione dei dipendenti è alto, oltre al fatto che costruire questo piccolo impero ha concesso alla banca di risparmiare milioni di euro chiudendo altre filiali a Milano. Insomma, un progetto che ha solo dei vantaggi: una boccata d’aria fresca che può solo confermare l’innovazione e il progresso con cui Milano cerca sempre di competere. Un vanto italiano, un progetto che può solo fare da esempio a molti altri che potranno avvenire in futuro; vorrei citare Tom Robbins, scrittore statunitense: “humanity has advanced, when it has advanced, not because it has been sober, responsible, and cautious, but because it has been playful, rebellious, and immature”. Queste parole colgono appieno il senso di progresso, di osare per arrivare a un traguardo talvolta rischioso ma sicuramente appagante!


 

Autore: BEATRICE DALOLA, DANIEL BALDITARRA