Università Cattolica del Sacro Cuore

Rapporto tra misericordia e giustizia

Rapporto tra misericordia e giustizia

Nel corso dell’Anno Santo della misericordia indetto dal Santo Padre Francesco, siamo chiamati a rivolgere la nostra attenzione a questo tema tanto vasto quanto fondante il sentire cristiano. Proprio perché consci della sua vastità e ampiezza, ci è parso bene di guardare al singolare rapporto che astringe la misericordia alla giustizia, nella certezza che di un rapporto si tratti: sovente, infatti, il summenzionato binomio par destinato a vivere di una perenne tensione, ultimamente culminante in un’ineluttabile inconciliabilità dei due poli che lo costituiscono.

            Tuttavia, è il Santo Padre stesso a ricordarci con inequivocabile chiarezza la natura di tale rapporto: “Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia” (Cfr. P.P. Francesco, Misericordiae vultus, 20). Il paragrafo ventesimo della Bolla di indizione del Giubileo ci suggerisce la prospettiva entro la quale il binomio deve essere letto e compreso: la concezione cristiana, lungi dallo scadere in una forma di vacuo indulgenzialismo che vedrebbe eclissarsi il concetto di giustizia in vista della cieca concessione del perdono, riafferma con forza la coessenzialità di ambedue i termini. Per essere precisi, il Santo Padre è ancora più radicale: egli considera la giustizia e  la misericordia come le due fasi dell’unitario e organico processo di conversione. La misericordia non si riduce ad un accessorio destinato a mortificare il senso del giusto (e perciò del vero) che alberga nel cuore umano, ma ne costituisce il necessario e positivo sviluppo, proprio perché ne realizza l’intima finalità: essa non è appena la necessità di “pareggiare i conti”, ma coincide con il bisogno di veder abbracciata la propria miseria nella consapevolezza dell’errore. Se la giustizia apre, tocca alla misericordia perfezionare il processo di conversione.

            Ma come tale processo trova propria attuazione? Come gli elementi di questo binomio possono, da poli inavvicinabili, divenire tappe di un unico cammino? Viene in nostro aiuto, anche questa volta, l’insegnamento del Santo Padre: “Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia” (Cfr. P.P. Francesco, Misericordiae vultus, 20). In questo passaggio egli consegna alla nostra disamina un dato ancora più qualificante: la misericordia -mediante la quale la giustizia trova suo culmine e compimento- si propone quale evento superiore che reca con se l’esperienza di carità piena. Questa è l’originalità secondo la quale tale processo trova propria attuazione: la giustizia, che rivela al peccatore la verità circa la sua condizione, lo dispone all’evento della misericordia che, proprio in quanto evento, non si riduce ad indicazione o precetto, ma diviene esperienza di un incontro personale. Proprio tale “carnalità” che contraddistingue l’incontro con il “volto della misericordia” ci piace ritrovarla nella parola ebraica che noi rendiamo con misericordia: rehamim. Con essa la lingua ebraica indica propriamente il ventre materno, emblema di un’esperienza di tale visceralità tanto da essere paragonata con il rapporto genitoriale. L’incontro con la misericordia è l’incontro familiare e generativo con il Padre, capace di aprire alla rigenerazione e al perdono.

Massimiliano Rossignoli